Fontane di Piazza Farnese
Dove e Collocata: |
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Piazza Farnese |
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Regola |
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Autore: |
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Committente: |
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Cardinale Alessandro Farnese |
E' impossibile volgere lo sguardo sulla imponente mole del « dado Farnese », del superbo palazzo alla cui erezione collaborarono ben cinque architetti che si chiamarono Michelangelo Buonarroti, Sangallo. Barozzi, Della Porta, Galeazzo Alghisi, senza ricordare qualcuno degli aneddoti di cui è fiorita la storia di questa magnifica opera d'arte, nata dal più deplorevole e sfrenato vandalismo.
Quando Pasquino ebbe notizia delle proporzioni che andava assumendo la fabbrica iniziata dal Cardinale Alessandro, benché ne conoscesse le ricchezze, ritenne che l'impresa sarebbe riuscita superiore alle sue stesse forze: e allora, postasi una cassettina al collo, si rivolse al caritatevole aiuto dei passanti, con un cartello così redatto: « Elemosina per la fabbrica ». E « la fabbrica » di cui tutti parlavano in quei giorni a Roma, era l'erigendo palazzo Farnese.
Ben altro aiuto doveva avere il Cardinale Alessandro: suo zio. il pontefice Paolo III, gli permise di adoperare per il suo palazzo tutte le pietre che fosse riuscito a prendere dal Colosseo nello spazio di una notte. Il Cardinale, che era uomo di grandi risorse, fece venire a Roma, dai paesi vicini, tutti i carretti che riuscì a requisire, assoldò un vero esercito di facchini e di manovali, e Dio sa quello che potè far trasportare in quelle dodici ore così bene impiegate.
Del resto, quello che non potè portar via dal Colosseo il Cardinale Alessandro lo prese dalle Terme del Quirinale, dal Foro Traiano, dall'arco di Tito, dal Teatro di Marcello, dal Tempio di Antonino e Faustina, che gli fornirono dovizia di marmi e di materiali.
Ma non del palazzo dobbiamo occuparci, bensì delle due fontane che ne adornano il prospetto principale, in mezzo alle sette strade che sboccano nella piazza Farnese.
Il pontefice Paolo II, il veneziano Barbo, aveva rinvenuto nelle Terme di Tito una superba vasca balnearia, veramente preziosa, perchè scavata in un solo blocco di granito egizio, e l'aveva fatta trasportare sulla piazza di san Marco, di fronte al suo palazzo, l'attuale palazzo Venezia. Più tardi Paolo III ebbe la buona sorte di rinvenire, nelle stesse Terme di Tito, una seconda vasca, identica a quella fatta scavare da Paolo II: e la fece trasportare in piazza Farnese, dinnanzi al palazzo cominciato da lui e proseguito dal nipote, Cardinale Alessandro. Il quale Cardinale, che aveva buoni occhi, si affrettò a farsi dare anche l'altra, quella di piazza san Marco, e la fece trasferire pure a piazza Farnese, sostituendola con una conca di granito rosso che era stata trovata in una vigna fuori di porta san Lorenzo. Un'altra versione
forse più attendibile dato il temperamento del Cardinale Alessandro
dice che egli avrebbe fatto portare in piazza Farnese anche la vasca di san Lorenzo, non solo, ma anche una seconda vasca o conca grande di serpentino, che stava dinnanzi alla chiesa di san Giacomo, al Colosseo.
Morti Paolo III nel 1550 e il Cardinale Alessandro nel 1589, il Cardinale Odoardo Farnese, dei Duchi di Parma, si trovò ad avere lì, a portata di'mano, sulla piazza del suo palazzo, tutti questi inoperosi elementi di fontane: e poiché cominciava allora, sul principio del secolo XVII, a fluire l'acqua Paola, pensò di adoperarla per animare , lutti quei marmi preziosi, incaricando dei lavori l'architetto romano Girolamo Rainaldi. L'eccellente artista comprese che con tutta quella grazia di Dio sarebbe riuscito a far buona figura con poca fatica: e compose le due fontane sovrapponendo i fastosi elementi che giacevano l'uno a fianco dell'altro da più di mezzo secolo.
E le fontane sorsero così come oggi le ammiriamo: entro due grandi vasche oblunghe di pietra tiburtina sono collocate le due superbe urne di granito egizio, adorne ai lati da mascheroni e da anelli in rilievo: dal centro di queste urne si levano due tazze piane, di travertino, che sorreggono due grandi gigli farnesiani; e di tra le foglie aperte dei gigli sprizzano gli zampilli dell'acqua, che si riversano poi nelle vasche sottostanti. Altri quattro zampilli saltellano ai quattro lati delle vasche inferiori.
Due robuste ringhiere di ferro circondano e proteggono le fontane, che nella loro originalissima simmetria costituiscono un ornamento veramente nobile e maestoso, intonato meravigliosamente con il pro¬spetto del palazzo, il più bello di Roma e forse del mondo, sorto in quell'aureo secondo tempo del Rinascimento, quando l'architettura non aveva ancora iniziata la sua curva verso il barocco.