La città di Roma (vedi filmato) ebbe origine da un insediamento di pastori e agricoltori sul Palatino, allargatosi agli altri colli circostanti. I ritrovamenti preistorici sul Palatino, appartenenti agli inizi dell'età del ferro, si collocano tra la fine del IX sec. e gli inizi del VII. La data tradizionale (753 o 754 a.C.), se riferita non ai primi insediamenti sul colle di Evandro ma a quando questi assunsero consistenza di città, appare anticipata. Ci dovette essere, per la creazione di Roma, fusione di nuclei di abitanti, provenienti da stirpi diverse una combinazione di elementi latini, sabini, etruschi. Discussa è l'etimologia del nome, e altresì l'origine etrusca o latina di esso; Roma potrebbe significare la « città del fiume », oppure la città dei Ruma, gentilizio etrusco. Presentemente, la seconda etimologia raccoglie maggior favore.
dalle origini al sec. VI dopo cristo
La posizione della città, militarmente forte e al tempo stesso comopportuna — presso al mare e alla foce del Tevere — contribuì al suo sviluppo. Esso fu notevole già nel periodo leggendario della monarchia (i « sette re »): deve peraltro consisenza fondamento l'attribuzione a questo periodo sia di un'ampia cinta di mura (mura serviane), sia di istituzioni politiche sviluppate, sia di grandi conquiste. Dobensì formarsi assai presto in Roma una robusta classe diriche esplicò la sua opera nel passaggio dalla monarchia alla repubblica (data tradizionale, 509 a.C.): passaggio connesso con lo scadimento della potenza etrusca, dominante a Roma con i tre ultimi re. La repubblica fu da principio schiettamente aristocratica con il reggimento di due consoli annuali e del Senato; ma la plebe si affermò rapidamente e fortemente, con l'istituzione dei tribuni, sorti a sua difesa e divenuti magistrati di importanza primaria, e col pareggiamento progressivo (e dalla metà del IV sec. a.C., totale) dei diritti fra patrizi e plebei. Ciò ebbe per effetto non la democrazia pura, ma un grande ampliamento e rinnovamento della classe dirigente (la « nobilitas »), e l'accresciuta importanza, di fronte al Senato, dei comizi popolari.
Le lotte interne vivacissime non nacquero, ma piuttosto contriall'espansione della città, che nel IV sec. acquistò la susul Lazio. Dopo la pausa dovuta all'invasione gallica (c. 390), Roma ristabilì e completò il suo dominio nel Lazio, battè i forti montanari sanniti, e trionfò di loro e degli altri popoli italici, gli Etruschi, i Galli e i Greci dell'Italia meridionale, non riusciti a saldare durevolmente e organicamente le loro forze contro di essa. Circa il 270 a.C. tutta l'Italia peninsulare era soggetta a Roma, in minor parte per annessione diretta, nella maggiore per protettoNe risultò l'avviamento intorno a Roma dell'unificazione italiana, non solo politica, ma anche culturale. Roma, che dall'iaveva subito profondamente l'influenza etrusca, assorbì sempre più la cultura greca proveniente dall'Italia meridionale, infondendovi tuttavia spiriti propri e creando una letteratura e un'arte romane con caratteristiche proprie. Dalla metà del III sec. a.C. Roma si espande fuori della Penisola. Le due prime guerre puniche (264-201 a.C.) le danno il dominio del Mediterraneo, e ciò la conduce nel secolo e mezzo successivo alla supremazia in Oriente, sui regni usciti dall'impero di Ales Magno, e in Occidente sui popoli semibarbari di Spagna e di Gallia. Si costituisce così l'Impero romano, come dominio esterno, prima che come regime interno. Roma, rimanendo il centro della vita politica e culturale italiana, diviene la capitale del mondo civile. A ciò corrisponde il suo ampliamento urbanistico e demografico, il suo splendore artistico e sociale, che raggiungono il culmine nei primi due secoli dell'Impero.
Il regime imperiale si inizia con Augusto, negli ultimi decenni avanti l'era volgare. Esso conserva il carattere formale di una combinazione di varie magistrature repubblicane, riposante sulla volontà del popolo e del senato romano. Prevale però sempre più il carattere assolutistico e militare, in corrispondenza anche con la crescente pressione esterna dei barbari ai confini. Ciò conduce a uno spodestamelo di fatto di Roma: la città cessa di essere didegli imperatori e perde qualsiasi influenza effettiva sul corso degli avvenimenti. Il popolo era stato politicamente esautoagli inizi dell'Impero; ora anche il Senato si riduce a poco più di un consiglio municipale. La lunga decadenza dell'Impero è innanzi tutto decadenza di Roma: politica, culturale, artistica, demografica. Dopo le prime occupazioni barbariche (Odoacre, Teodorico) questa decadenza tocca il culmine al tempo della venguerra gotica.
Rimane tuttavia la grandezza di Roma, come città prima e senza pari al mondo, maestra di civiltà, fondatrice e centro morale di un impero mondiale, nella coscienza dei barbari non meno che dei romani. Questa grandezza morale prende nuovo corpo grazie al fatto che Roma diviene la metropoli della Cristianità, la sede del primo vescovo del mondo cattolico, del successore di Pietro, principe degli Apostoli, il cui sepolcro, con quello dell'altro principe degli Apostoli, S. Paolo, è custodito nell'Urbe. Nel processo di diffusione e di organizzazione della Chiesa cristiana nell'Occiromano-barbarico il papato assume posizione eminente e centrale, e di questa posizione beneficia Roma, che conserva così il suo dominio universale, ma con una profonda trasformazione. Non è più protagonista storico il popolo di Roma, ma la città di Roma è il teatro, la sede della nuova istituzione mondiale.
SVILUPPO EDILIZIO E DEMOGRAFICO
La Roma primitiva (Roma quadrata) si formò sull'altura del Palatino estremamente modesta di forme e ristretta di estensione (ma al riparo dalle inondazioni, dalla malaria e dai colpi di mano), con la fusione — per quanto sembra — di tre villaggi: Germalus (verso il Campidoglio), Velia (verso il Colosseo) e Palatual (nel mezzo). Questi si sarebbero uniti, successivamente, con altre tre sull'Esquilino (Fagutal, Cispius, Oppius) e con uno nell'avvallamento intermedio (Querquetual), nella federazione del Septimontium, termine da non confondere con quello dei « sette colli », abbractutta Roma (Palatino, Quirinale, Viminale, Esquilino, Celio, Aventino, Capitolino). Alla costituzione del Septimontium saseguita la fusione di questo con sabini sul Quirinale e sul Viminale, e il Campidoglio avrebbe allora costituito l'acropoli della federazione così ingrandita. Qualcuno però sostiene che il Septimontium non abbia potuto esistere senza comprendere il Campidoglio.
Roma antica
Comunque sia, certo è che la Roma primitiva (di cui tracce molteplici sono state ritrovate sul Palatino negli scavi più recenti) fu da principio una specie di rifugio o di fortezza sul Palatino isolato, in prossimità del Tevere, e di là si dilatò verso i più vicini colli a oriente, mentre si teneva lontana dalla relativamente ampia pianell'ansa del Tevere a nord-ovest del Campidoglio (Campo Marzio). I suoi cittadini invece frequentarono fin da principio la pianura più ristretta racchiusa fra i colli della federazione, cioè il Foro romano, facendone il centro degli affari civili, e l'altra fra Palatino e Tevere (Foro Boario e adiacenze), che servì ai mercati e alle comunicazioni commerciali, anche fluviali. Secondo la leggenda, Roma avrebbe raggiunto, già prima della fine dell'età regia, una notevole estensione, e Servio Tullio l'acinta di mura. Ma le « mura serviane » (v. tavola 1-2), di cui sono rimasti tratti cospicui, sono in realtà posteriori all'incengallico; esse attestano l'estensione che la città aveva raggiunto alla metà del iv sec. a.C. Rispetto alla posteriore cinta aureliana, quella delle mura cosiddette serviane (da chiamarsi più generica« repubblicane ») lasciava fuori a Nord il Pincio e l'attuale quartiere Ludovisi, a Est i quartieri di Castro Pretorio, Tiburtino, Laterano, a Sud tutto il tratto da Porta Capena a Porta S. Sebaa Ovest il Testaccio (tra l'Aventino e il Tevere) e il Campo Marzio (tra il Quirinale e il Tevere). Con l'incremento economico, politico e sociale del periodo tra le guerre puniche e quelle civili, le mura repubblicane furono largamente oltrepassate, specialmente nel Campo Marzio. Insieme con l'accresciuta estensione, la città cambiò profondamente fisionomia, vedendo sostituite alle modecase familiari e ai semplici edifici pubblici, in legno, mattoni e tufo, le ricche dimore patrizie, i casamenti (insulaé) di affitto a parecchi piani, i templi e le basiliche in travertino e in marmo. Anche le viuzze strette e tortuose furono in parte sostituite da strade ampie e diritte.
Questa trasformazione ebbe un grande impulso da Augusto (« ho trovato una Roma di mattoni e la lascio di marmo »), e continuò nei due primi secoli dell'Impero. Nel centro di Roma, tra Palatino e Quirinale, si iniziò, a cominciare da quello di Cesare, la serie dei Fori Imperiali, aumentandosi così grandemente lo spazio a didei cittadini e per le pubbliche riunioni. Ma anche negli altri quartieri si moltiplicarono templi, terme e giardini. La plebe, per contro, si agglomerò sempre più nelle insulaé, che aumentail numero dei piani, raggiungendo notevole altezza. Dopo l'incendio neroniano del 64 e l'altro dell'80, la città fu ricostruita più moderna e più regolare. Il Palatino, con le grandi costruzioni di Domiziano, divenne quasi un unico enorme palazzo imperiale, accentuandosi così la fisionomia dinastica e cortigiana della città, che vide però contemporaneamente accrescevi le sue magnifie le sue comodità, con l'erezione di circhi, teatri e terme.
Il II sec. segna il periodo del massimo splendore di Roma antica, che si ritiene contasse allora più di un milione di abitanti. Essa era divisa (per disposizione augustea) in quattordici regioni, cui suci rioni medievali e moderni: Porta Capena, Caelimon-tium, Isis et Serapis (Oppio), Templum Pacis, Esquilliae, Alta Semita (dal Quirinale a Porta Pia), Via Lata (il Corso), Forum Romanum, Circus Flaminius, Palatium, Circus Maximus, Piscina publica (Terme di Caracalla), Aventinus, Trans Tiberini. Nel ih secolo, dopo i Severi, l'incremento demografico e lo sviluppo edisubiscono una sosta. Prima della fine del secolo, la minaccia incipiente delle invasioni barbariche induce l'imperatore Aurelia-no (270-75) a costruire una nuova e più ampia cerchia di mura, quella che ancora oggi, dopo quasi diciassette secoli, si conserva in gran parte, includente una superficie quasi quattro volte maggiore, con un circuito di circa 18 km, e nella quale si aprivano 13 porte (v. pianta in fondo al volume). Entro la cinta aureliana la Roma imperiale arrestò la sua espansione, e ben presto ebbero inizio la sua decadenza e lo spopolaquesto dovuto a cause generali ben note, cui converrà aggiungere la malaria, che, infestando la Campagna, si spinse in certe zone fino alle porte della città. Perduto di fatto Roma il suo rango di capitale, con la lontananza dell'imperatore e della corte, circondata da una campagna a coltura estensiva, a pascolo, e scarsamente abitata, soggetta alle conseguenze della crisi econogenerale, la popolazione diminuisce, l'attività edilizia si ardel tutto, la manutenzione degli edifici pubblici e dei monuè trascurata, e anzi incomincia il loro progressivo sgretolache si accelererà nel Medioevo e nel Rinascimento. La chiusura dei templi, dovuta alla proscrizione del paganesimo, contribuì alla loro rovina, senza che ci fosse opera premeditata da parte cristiana. Invece, le effimere, rapidissime occupazioni bar-bariche (Alarico, 410; Genserico, 455) pochi danni produssero alla Roma monumentale: è piuttosto la vita che si allontana da essa.
LINEAMENTI DI STORIA ARTISTICA
La Roma del periodo regio e del primo periodo repubblicano subì prevalentemente l'influenza della cultura etnisca: questa, a sua volta, era compresa nell'ambito di espansione della cultura greca, soprattutto per quanto si riferisce all'arte. Attraverso l'Etruria, pertanto, anche Roma risentì fin dagli inizi l'influenza culturale e artistica greca; la subì poi direttamente, allorché entrò in relazione con l'Italia meridionale, e specialmente dopoché le città della Magna Grecia entrarono a far parte della cosiddetta confederaromano-italica. Con le spedizioni e le conquiste in Grecia e in Oriente nel corso del n sec. a.C, l'ellenizzazione della cultura e della vita spirituale romana raggiunse il culmine. Gran quantità di opere d'arte greca, originali ma più spesso copie, affluirono in Roma, che divenne quasi un grande museo dell'arte greca, con predominio di quella ellenistica su quella del periodo classico. In Roma stessa operarono, alla fine della Repubblica e nei primi tempi dell'Impero, compagini di scultori ellenistici, che si dedicaall'imitazione della scultura più antica; e ancora oggi i musei romani testimoniano di questo processo storico-artistico.
arte antica
Si sviluppò tuttavia per tempo un'arte romana locale, con caratteri propri. Lo spirito romano trovò una sua espressione particolarmente efficace nell'arte del ritratto: busti in bronzo o in marmo di spiccata caratterizzazione (esemplare il cosiddetto Bruto Capitolisi creavano già in Roma nelIV -III sec. a.C., sempre più moltiplicandosi fin verso la fine della Repubblica. In questo tempo fiorisce anche la pittura decorativa parietale, analoga per tecnica, stile e soggetti, a quella pompeiana.
Dove però l'arte romana si afferma fin dagli inizi con grandiosità e originalità di forme, è nell'architettura, che si avvale da principio di esempi etruschi, soprattutto nell'impiego della volta, come nel Tullianum e nella Cloaca Massima, che risalgono al tempo che intercorre fra l'incendio gallico e l'ultimo secolo della Repubblica.
Ma già in precedenza, all'inizio di questa, sarebbe stato inaugurato il Tempio Capitolino, costruito allora in tufo e in legno, e alla cui decorazione avrebbero concorso artisti etruschi di Veio. Col trionfo dell'ellenismo e con l'aumentata ricchezza, i templi si cointeramente in pietra e secondo modelli greci, tanto nella pianta quanto negli alzati, come quello cosiddetto della Fortuna Virile, risalente a circa il 100 a.C. La fine della Repubblica vede anche il primo teatro in pietra, quello di Pompeo. Elementi greci si riconoscono anche in un tipo architettonico che ebbe a Roma particolare sviluppo: la « basilica », luogo di ritrovo, di udienze giudiziarie e di adunanze. La grande Basilica Emilia, nel Foro, fu eretta nella prima metà del n sec. a.C.
, L'età più splendila dell'architettura romana ha inizio tuttavia con l'Impero. Con Giulio Cesare, cui si deve la Basilica Giulia, incola serie dei Fori imperiali che, uno dopo l'altro, sorgono fino al tempo di Vespasiano. I Fori comprendevano grandi e svariati edifici: templi, basiliche, biblioteche, colonne onorarie, archi di trionfo, tutte opere di fastosa architettura, attuate con materiali di pregio e ricche assai spesso di fìnissime decorazioni e di sculture. Sono da ricordare in proposito, fra le opere giunte fino a noi, e oltre ai rilievi dell'ara Pacis. augustea, i rilievi che fasciano le colonne Traiana e di Marco Aurelio, e quelli dell'Arco di Tito, di Settimio Severo e di Costantino, senza contare quelli raccolti nei vari musei. Nuove e ardite forme costruttive, talora grandiose fino al colossale, si affermano col Pantheon, il Colosseo, la Domus Aurea di Nerone, le costruzioni di Domiziano sul Palatino, i MerTraianei, il Tempio adrianeo di Venere e Roma (e le costrudi Villa Adriana), le Terme di Caracalla, la « Domus Severiana », fino alle Terme di Diocleziano e alla Basilica di Massenzio o di Costantino.
La scultura, oltrechè nei rilievi celebrativi e nelle opere decorative, talvolta di raffinatissima esecuzione (non è da dimenticare la pladegli stucchi), seguita ad affermarsi particolarmente nei rianche a figura intera. Fra questi abbiamo mirabili esempi nell'Augusto di Prima Porta (musei Vaticani) e nell'Augusto PonMassimo (Museo delle Terme), senza dire della statua equestre in bronzo di Marco Aurelio, in Campidoglio, il più alto esempio del genere e dal quale trassero ispirazione quasi tutti gli scultori che seguirono, fino ai tempi nostri. Della ritrattistica rononostante le distruzioni, è pervenuto fino a noi un comiconografico di straordinaria ricchezza, conservato nei vari musei, che ci permette di conoscere la fisionomia di quasi tutti gli
imperatori e dei membri delle loro famiglie. Numerose sono anche le statue della mitologia e le sculture di altri svariatissimi soggetti, mentre si fa sempre più abbondante la produzione dei sarcofaghi, con rilievi mitologici e simbolici.
Quest'ultimo genere, particolarissimo della scultura romana, si prolunga negli ultimi secoli dell'Impero, quando già le arti danno segni di stanchezza, come nell'Arco di Costantino, del principio del iv secolo, in cui le parti migliori sono quelle prese a monumenti più antichi. La spogliazione degli antichi monumenti sta per divenire un sistema, che la Roma della decadenza imperiale tramanderà a quella medioevale, non meno che alla Roma del Rinascimento e barocca.