La parola d'ordine dell'età augustea fu ''pace": pax Augusta, la pace di Augusto. Essa va intesa però soprattutto come pace interna; le guerre esterne, infatti, furono molte, anche se condotte in base a un disegno strategico complessivamente difensivo che mirava a pacificare in modo definitivo regioni già incluse nell'impero ma non ancora occupate per intero o centri di focolai di ribellione.
Nel 12 a.C. l'impero romano aveva portato a termine la conquista della Rezia, del Norico, della Pannonia, dell'Illirico e della Mesia (cioè le odierne Baviera, Austria, Ungheria occidentale, tutta la regione balcanica e la Bulgaria). Negli anni successivi si pianificò la conquista della Germania per stabilire il nuovo confine su una linea che congiungesse il medio Danubio (circa all'altezza di Vienna), alla foce dell'Oder, sul Baltico. A frustare il piano sopravvenne nel 6 d.C. una sollevazione delle fiere genti della Pannonia e dell'Illirico, e nel 9 d.C., quando i ribelli erano stati faticosamente domati, insorsero i germani guidati dal principe dei cheruschi, Arminio. L'esercito del comandante romano in Germania Quinto Varo, costituito da tre legioni, fu accerchiato e annientato nella Selva di Teutoburgo; la provincia di Germania fu abbandonata per ordine di Augusto, ma si mantenne il confine del Reno.