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Patrizi e Plebei

Roma Antica > Governo


Lo storico e retore greco Dionigi di Alicarnassso (I sec. a.C.), che scrisse una Storia di Roma dalle origini alla prima guerra punica, racconta così come ebbe origine la divisione della società romana in patrizi e plebei:

''Romolo distinse gli uomini importanti per la loro famiglia o famosi per il loro valore o agiati per la loro ricchezza, purché avessero figli, da quelli privi di nobiltà e di beni. E ''plebei" nominò quelli peggiori e ''padri" quelli di miglior fortuna... Dopo aver separato i più degni dai meno ragguardevoli, Romolo stabilì per legge i compiti degli uni e degli altri. Decretò che fossero i patrizi a occuparsi del governo della città, in qualità di sacerdoti, di magistrati, di giudici; e che i plebei, liberi da tale responsabilità per la loro impreparazione e povertà, lavorassero la terra, allevassero il bestiame ed esercitassero i mestieri manuali, in modo che non sorgessero lotte interne come in altre città, quando gli uomini importanti disprezzavano gli umili, o quando i poveri invidiano quelli che hanno il potere e la ricchezza. E ai patrizi affidò la cura dei plebei, concedendo a ciascuno di questi di scegliersi liberamente tra quelli un patrono".

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