Nell'antica Roma i patrizi, ossia i discendenti dei patres delle "genti", erano costituiti da poche centinaia di famiglie i cui capi erano membri del senato. Nella tarda età repubblicana e durante l'impero, la denominazione fu estesa a tutti i nati nobili. I patrizi costituivano una classe chiusa e ristretta, la sola che in origine potesse offrire guerrieri all'esercito e magistrati al governo; detenevano inoltre il potere politico, a cui si accompagnava il possesso della terra. Soltanto le divisioni interne e i contrasti d'interesse tra i suoi stessi membri potevano incrinare i privilegi di cui godevano. Per conservare intatta la solidarietà interna e la compattezza del fronte, i patrizi proibirono ai membri della loro classe di dedicarsi ad altro che non fosse la politica e l'amministrazione delle terre.
Le genti patrizie più potenti accoglievano al seguito una folla di persone di umile condizione, i clienti (stranieri di recente immigrazione, plebei diseredati ecc.), ai quali accordavano protezione e che impiegavano come uomini di fiducia nella vita economica (prestanome in attività commerciali o bancarie) e come massa di manovra nella vita politica.